Lo facciamo? Facciamolo! Il 2016 sta finendo e bisogna riordinare la musica uscita quest’anno. Per voi, ma anche per noi, ecco quindi il listone a.k.a. riepilogo dell’anno: abbiamo deciso di non fare una classifica ma di usare una formula simile ai Grammy mettendo però anche delle categorie molto più soggettive e fantasiose. Buona lettura.
•MVP
Da gennaio alla fine dell’anno quello col microfono qui in su è di certo colui il quale ha segnato tutto il 2016 sia sotto un punto di vista qualitativo, definendo il suo stile in modo riconoscibile, che quantitativo, Malibu è uno dei dischi in assoluto più belli ma anche Yes lawd! uscito mesi dopo è un lavoro impeccabile. Forse qualcuno avrebbe voluto Kanye perché TLOP è un bel disco e le yeezy ci fanno impazzire, o Chance the rapper il cui album (difficile chiamarlo ancora mixtape) è stato battezzato sia da Obama che da Bey. Ma noi abbiamo scelto Anderson .paak per il modo in cui ha dominato l’anno, a gli occhi di alcuni monotono e dopo un po’ prevedibile, ma per noi invece è stato iconico e più prenderà la polvere, più lo ricorderemo come l’immagine di quest’anno. (Tribulations and life of Anderson .Paak)
•MIGLIOR PRODUCER
Kaytranada è uscito con un album e un mixtape quest’anno, ha avuto molte partecipazioni con altri artisti (vedi i BADBADNOTGOOD) e qualche remix di fuoco. Il 2016 è stato l’anno del suo debutto ufficiale e della definitiva consacrazione, e un riconoscimento, qui non presente, alla miglior canzone dell’anno avrebbe dovuto senz’altro tener conto di sue produzioni come Lite Spots. Il 2016 è stato solo l’inizio.
•#discoitalianochecièpiaciutodipiù
Questa categoria è un po’ strana perché non va all’album migliore in assoluto ma a quello che per vari motivi ci ha più colpito e impressionato. Quest’anno lo diamo a Luchè con Malammore, un disco anomalo per la scena italiana, fresco e moderno, gli influssi della sua residenza londinese si percepiscono appieno, ma tutto questo è coordinato con l’identità partenopea del nostro Luchino. Ciao #facciaverde.
•MIGLIOR ALBUM POSTUMO
Questo è stato forse l’anno più triste per la musica, fin dall’inizio molti nomi illustri ci hanno lasciato, per ultimo George Michael pochi giorni fa. Questa categoria va a premiare quei dischi usciti quest’anno che hanno preceduto di poco la dipartita dei loro autori e che rappresentano parte del lascito, del testamento artistico del loro genio. Blackstar di Bowie per completezza e per supera di poco Leonard Cohen, il cui singolo You want it darker (omonimo dell’album) è già un classico. Menzione particolare per l’ennesimo disco postumo di J Dilla, uno dei punti di riferimento di questa rivista: il lavoro di Madlib sulla library personale di Jay Dee ci ha regalato un disco pregevole che mantiene ancora l’impronta sonora classica di Jay, mai obsoleta negli anni.
•MIGLIOR ALBUM
C’è davvero bisogno di dire che uno degli album che ha venduto di più in questo funesto 2016 sia anche il migliore in circolazione? C’è davvero altro da aggiungere riguardo alla incazzatissima copertina? E che bisogna dire di una canzone come ‘Sorry’ che sputtana con invereconda sfacciataggine quell’adultero di suo marito (Jay-Z)? Vogliamo parlare della pomposissima ‘Formation’ che se ti parte in macchina, nella peggiore (o migliore) delle ipotesi devi accostare e scendere per ballarla o sporgerti dal finestrino come fa lei nel video? Chi glielo dice che The Weeknd, “prezzemolino” Kendrick Lamar e mister “woo!”-Blake è un rischio averli tutti nello stesso album? N-e-s-s-u-n-o. Nessuno può dirle nulla; lei, Beyoncé, se l’è costruito bello resistente quel piedistallo e quest’anno ce ne siamo accorti definitivamente. ” ‘Cos I slay”
•MIGLIOR ALBUM TRISTE
Nella vita, durante un falò, in macchina con gli amici, in cameretta o mentre si passeggia, c’è sempre quel momento: quello della canzone triste. Chi è senza peccato scagli la prima pietra o il suoni il primo accordo minore! E se Ed Sheeran è da un po’ che effettivamente non pubblica ballate, se nemmeno i Passenger sono riusciti a sorprendervi con il loro ultimo album, ecco che spunta, sul finire di settembre (giusto per ricordarci che l’estate e la spensieratezza stanno finendo..), il nuovo e atteso album di Bon Iver. Questa volta Justin Vernon non solo ci regala un lavoro di squisita (dis-)omogeneità sonora, tanto apprezzata da molti (vedi: me) quanto detestata da chi si aspettava un altro album à la For Emma, ma decide di usare la penna per svenarci con inaudita facilità. E poco importa se i testi delle volte ci sfuggono nel loro significato -mai così rarefatto come in questo album-; quando si fa partire “8(circle)”nella riproduzione casuale, non puoi evitarla. Così abbassi gli occhi e pensi ancora una volta a quando lei ti disse che…
•MIGLIOR ALBUM INCOMPRESO
Non sarà stato di certo l’album più venduto dell’anno ma ANTi di Rihanna è sicuramente stato l’album più incompreso. Bisogna arrenderci al fatto che per la prima volta nella sua carriera la signorina Fenty non abbia sfornato un album-serbatoio di singoli. E qui casca l’asino! Tutti si aspettavano qualcosa di bello acchiappone, da twerk molesto nella dancefloor. Qualche furbacchiona si aspettava pure di trovare Rihanna in copertina, nuda nuda, e magari di copiarle anche il taglio di capelli. E invece no; di acchiappone c’è ben poco, di twerk molesto c’è “solo” la ruffiana Work (che tutti criticano ma che tutti ballano cercando un Drake a cui appoggiarsi o una Rihanna a cui strusciarsi) e in copertina non c’è nemmeno lei! Paradossale per una che finora ha fatto della sua immagine la sua carta migliore. E invece questa volta dobbiamo ricrederci perché oltre a invertire la rotta, la sig.na Fenty ha anche cambiato suoni, stile e ha maturato una voce niente male. Rihanna non ci sei dispiaciuta affatto e voi siete ancora in tempo per ricredervi.
•MIGLIOR RITORNO
Se volete capire materialmente quanto tempo è passato dall’ultimo disco degli A Tribe Called Quest basta entrare nel 3° del vostro ex liceo e vedere un ragazzo qualsiasi, 18 anni sono tanti e dopo la morte di Phife era ormai insperato un nuovo disco. We Got It from Here… Thank You 4 Your Service non sarà di sicuro un album sperimentale, forse a tratti nostalgico, essendo aggrappato fortemente al suono classico della band, ma l’uscita di nuovi pezzi come We the people o Disgeneration è una fortuna per tutti e non solo per i fan di lunga data, una sorta di auto celebrazione ma anche un battesimo per chi deve portare avanti la legacy della Tribe. A gennaio esce la recensione.
•MIGLIOR ALBUM RAP
Per quanto riguarda il miglior album rap dell’annata, in vetta alle nostre preferenze c’è sicuramente Blank Face LP di SchoolboyQ. Quest’album rappresenta una vera e propria resurrezione per l’artista del Queens, dopo l’enorme successo di “Oxymoron”, c’era l’intenzione di lasciare definitivamente il mondo del rap. Fortunatamente ciò non è avvenuto, e due anni dopo ci troviamo a discutere di Blank Face come un lavoro più complesso, meno sperimentale e più “tradizionale” rispetto al precedente, ma non per questo meno qualitativamente valido. Tra gli altri album HipHop impossibile non citare l’exploit di Skepta con Konniciwa, album che probabilmente apre definitivamente le porte ad una nuova stagione per il rap mondiale, quella del Grime, e Untitled Unmastered di Kendrick Lamar, dove vengono ripresi alcuni pezzi originariamente registrati per il secolare To pimp a butterfly.
•MIGLIOR ALBUM R’N’B
Ragazzi cari, non potevamo che far vincere lui. Gli ultimi anni sono stati una sorta di rinascimento per l’R’n’B dopo l’apice e il crollo di inizio millennio. Quest’anno sono usciti dischi validissimi: Freetown Sound di Blood Orange, It is di JMSN, In my mind di Bj the chicago Kid. Tutti lavori eccellenti, ben curati e in alcuni aspetti sperimentali e di avanguardia, ma cari miei l’attesa e la gloria è tutta per lui. Blond(e) di Frank Ocean era l’album che attendevamo, forse al primo impatto troppo criptico ma si percepisce il suo carattere messianico e titanico. Frank aveva l’enorme difficolta di divincolarsi dall’eredità di Channel Orange e di tutte le aspettative e le responsabilità, molte volte distorte, che si sono accumulate sulle sue spalle. Solo il tempo ci farà apprezzare ancor di più questa perla nera.
•MIGLIOR ALBUM JAZZ
Consci di possibili smentite da chi ne sa di più, abbiamo voluto premiare due dischi ibridi del genere quali sono Velvet Portraits di Terrace Martin, che ha partecipato anche nell’ex di Lamar uscito quest’anno, e IV dei BADBADNOTGOOD. Entrambi sono dischi che non hanno paura di mescolarsi con altri generi con risultati sperimentali molto gradevoli, però in una scelta nella categoria per un inezia preferiamo il lavoro della band canadese, molto più strumentale rispetto al lavoro di Martin e più aderente al genere, poi se potete dategli un’ occhiata dal vivo ai ragazzi che sono bramini. (Se non avete ancora letto l’articolo su Velvet Portraits cliccate qui.)
•RIVELAZIONE ITALIANA
Questo 2016 verrà ricordato anche per l’incursione definitiva (soprattutto in Italia con il solito ritardo, in America questo discorso va avanti già da tempo) della trap nelle tonalità più classiche del mondo Hip Hop. Sfera Ebbasta e Ghali sono stati i precursori di questa nuova ondata riuscendo ad inserirsi in un panorama stantio che da troppo tempo non riusciva a trovare una degna evoluzione di se. Dopo i due artisti meneghini, sono venuti fuori rapper come Rkomi, autentico prediletto di nuova e vecchia scena rap, EnzoDong, rapper napoletano che spesso ha fatto parlare di se per la sua presenza in “Gomorra” e per il controverso pezzo Higuain, e la contestatissima Dark Polo Gang, gruppo romano (quartiere Monti) che tra risse e linguaggi alieni si è guadagnata un posto rilevante nella difficile scena della capitale. Il regista di questo nuovo momento storico è Charlie Charles, beatmaker milanese in grado di conquistarsi in pochissimo tempo un posto di rilievo nella scena italiana. Vedremo nel prossimo anno in cosa si tramuterà quest’ondata e quali saranno le novità più succulente per il periodo (Grime?), buona musica a tutti!
•MIGLIOR ALBUM ITA
“Uno su mille ce la fa” ma a volte nascono figli gemelli. In questo caso parliamo di gemelli eterozigoti, e diversissimi sotto ogni aspetto. Signori e Signore, siamo lieti di annunciarvi che il premio di miglior disco italiano dell’anno se lo aggiudicano in due: Thegiornalisti con Completamente Sold out e Salmo con HellvisBack. Tommaso Paradiso ci ha fatto tornare un po’ liceali e nostalgici, ci ha spinto a essere meno choosy e cantare accendino alla mano. I Thegiornalisti si aggiudicano il premio perché ci hanno saputo ricordare la leggerezza che certe volte la musica ti deve dare. Salmo, dal canto suo, ha saputo portare ancora più in alto l’asticella qualitativa del rap italiano. Hellvisback appare tecnicamente ben fatto, impreziosito da collaborazioni altisonanti, liriche d’impatto e video musicali curati nel minimo dettaglio. Hellvisback si aggiudica il premio perché dimostra che “A long time ago in a galaxy far, far away…” la qualità paga. Sempre.
•MIGLIOR ALBUM MUSICA ELETTRONICA
La musica elettronica nel 2016 è stata onnipresente, ha raggiunto elevati picchi stilistici e qualitativi ed è stata conosciuta anche da un numero maggiore di ascoltatori. Dopo lunghe ore di riflessioni e di meditazione zen è stato decretato Sirens come miglior lp elettronico. Nicolas Jaar, classe 1990, ha combattuto fino all’ultimo con Flume e James Blake ma ci ha saputo stupire. Nicolas ha creato un pout-pourrì di esperienze personali, attaccamento alla sua terra d’origine, e ricercatezza di suoni che ci ha colpito sin dal primo ascolto. Sirens si aggiudica il premio perché è prova che Jaar è dotato della capacità di innovare la sua musica e quella degli altri.
•PREMIO “DJ KHALED” PER LA FRIVOLEZZA
(Nella foto il dottor Khaled ibn Abdul Khaled subito dopo esser stato contattato dalla nostra redazione della vittoria del premio).
Il premio Dj Khaled di quest’anno non poteva che andare allo stesso Dj Khaled. Major Key, tralasciando la copertina, è un signor disco, da molti frainteso e sottovalutato. Qui noi però andiamo a premiare proprio la copertina, gli snapchat in diretta della nascita del figlio, la linea di champagne deluxe e le ciabatte a fascia personalizzate. Semplicemente ICONIC
•EPILOGO
Quando si va a fare una classifica o un catalogo, per quanto si voglia menzionare tutto si lascia sempre qualcosa fuori, ci teniamo però in ultimo a nominare alcuni dischi che uscendo a Dicembre giocoforza non sono potuti entrare in questo nostro florilegio. Awaken my love di Donald Glover e 4 your eyez only di J Cole sono due dischi di ampio respiro di cui avremo modo di parlare, allo stesso modo gli album di Ab-Soul e di Post Malone si sono rivelate delle liete sorprese. Ci scusiamo con noi stessi per la bella musica che ci siamo dimenticati. Per quest’anno è tutto, non possiamo che ringraziarvi per averci letto e ringraziarci a vicenda per il tempo che ci concediamo, un articolo è già pronto per Gennaio ma altri ne arriveranno. A presto.
La redazione di Thelonious. (®riproduzione riservata)
Qui sotto trovate la nostra Playlist con i pezzi che ci sono più piaciuti nel 2016.